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Aldo Claudio Medorini 

fondatore moviemento artisitco/culturale NAUTISMO


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Dedalo e Icaro con Nauti laminati in oro e argento

Sulla Scia di Ulisse

La condizione  estetica in cui ci fa vivere Aldo Claudio Medorini è quella del viaggio, il viaggio verso il porto sicuro a cui attraccare,il viaggio che assume il valore simbolico della ricerca di se stessi, dei meccanismi psichici, dei ricordi, delle emozioni e delle motivazioni dei comportamenti.

 

C’è un fare arte che dagli anni sessanta fino ai primi anni ottanta è sintesi unica tra pittura e designer. C’era la positività del boom economico, Popper contrastato dal clima marxista non era studiato, ma Marcello Pera e Dario Antiseri sostenevano la superiorità relativa del modello politico occidentale e liberista per quanto riguarda l’economia per cui l’idea di prodotti che sapessero di progresso e avessero l’aura  di un futuro quanto mai prossimo, lentamente entrò nella visione estetica del bello e del buono. Si cominciarono a costruire oggetti lisci, senza modanature. La plastica e i suoi derivati sostituì il legno e si progettarono oggetti di designer dagli abiti, ai gioielli fino alle automobili.  Nell’arte si venne a costituire il pensiero post modernista con le opere di Pollock, Burri, il concettualismo di Christo e Calder. Era come se l’involucro contenesse un’anima, un’idea che doveva essere lanciata in un’area che non era più il cielo, ma lo spazio.

 

Meticolosa è la formazione del supporto che accoglierà l’idea, l’esperienza filosofico - estetica degli anni ,‘60 gli consentono di armonizzare piani diversi con le figure dipinte. Come mirabile è l’equilibrio tra forme geometriche in rilievo con la figura antropomorfa femminile. Se il termine astrattismo, nella sue etimologia deriva la sua radice da “abstraere” tirar fuori, estrarre concetti trascendenti da temi immanenti e reali allora potrei affermare che la sua pittura è vera pittura astratta. 

 

Nelle sue opere linee verticali curvano nel lato corto del quadro e con angoli semicircolari donano un senso di antica simmetria pur nella stilizzazione dello spazio. C’è la stesa metrica delle metope greche nelle composizioni di Aldo Claudio è come se lo spazio contenuto nello stilema inventato dall’artista contenesse un cielo metafisico dove si evidenzia  l’essenza stessa della bellezza. La figura femminile che dipinge Aldo Claudio Medorini è vera essenza di quell’Afrodite nata dallo scontro tra il tempo e il cielo, Crono e Urano. È la bellezza radiante narrata da Esiodo, è quella beltà che unisce materia e idea, l’anima e il suo involucro.

 

Quest’artista ha il pregio di narrare racconti antichi con trame moderne. Le sue forme geometriche che sporgono da cieli diafani e sfumati verso albe e tramonti, sono l’evidenza d’una meditazione su i postulati di Johann Carl Friedrich Gauss in cui il matematico e filosofo  tedesco, afferma che la necessità fisica della geometria non può essere dimostrata dalla ragione umana né per ragioni umane. Forse in un’altra vita, continua Gauss penetreremo la natura dello spazio, che è per ora irraggiungibile. 

 

Lo spazio per Aldo Claudio Medorini si percepisce come zona in cui il femminile diviene varco e risposta tra l’uomo che vive nell’immanente e la sua proiezione nel trascendente.

 

Il Mare come il cielo è un soggetto è il luogo del viaggio privilegiato da artisti di ieri e di oggi, sia per le  infinite e profonde suggestioni, sia per essere sempre stati teatro di attività inscindibili dal percorso dell'uomo. Lo scenario metafisico in cui ci pone Medorini è il luogo della trascendenza, il porto al quale approda la razionale ricerca di fondamento oggi dove la relatività domina ogni aspetto della realtà creando disorientamento e insicurezza, angoscia e solitudine. L’unica certezza, per l’uomo contemporaneo, rimane l’esigenza del proprio io, la propria interiorità indagata e ricercata persino nelle pieghe dell’inconscio. L’artista ci invita ad incarnare il modello di un moderno Ulisse in un difficile percorso spirituale che consente di prendere consapevolezza dei limiti della condizione umana, affermando al tempo stesso l’autonomia della propria coscienza. Il viaggio è il senso stesso della vita di Ulisse. L’uomo si pone dei limiti da superare, delle sfide da accettare per essere migliore e delle mete da raggiungere. Ulisse è umano, sintetizza pregi e difetti dell’uomo comune. E’ l’uomo di ogni tempo. Così comincia il necessario viaggio, per mare ma anche per il cielo, dentro uno scenario metafisico, uno spazio diverso, interiore quanto immaginativo, dove le cose non seguono la stessa logica che domina all'esterno,  in cui può succedere ciò che solitamente viene ritenuto impossibile: il tempo e lo spazio della fantasia dove i ritmi e le direzioni sono diversi da quelli  del reale, ma che non per questo sono meno presenti e funzionali all'esistere.

 

Uno scenario nuovo dove trasmutazione e trasformazione si equiparano nella costruzione pittorica e nella stesura cromatica. La cromia in questo artista è geniale, riesce  a rendere armonico lo spazio e il piano; anche il monocromo risulta multitonale, quasi che il chiaro e lo scuro siano la risultanza filosofico-estetica al bianco e al nero. Ci sentiamo quasi avvolgere dal celeste, simbolo di quel cosmo ancestrale e mitologico frutto della scintilla della dea che trasformò il caos in cosmo.

 

L’elemento femminile anima l’opera di Medorini come gli “incontri col femminile” assumono una grandissima importanza nel percorso di Ulisse; le straordinarie figure femminili con le quali si confronta e relaziona arricchendo la sua personalità incarnano in Medorini la femminilità come varco tra trascendenza e immanenza, tra razionalità e astrattismo, tra ciò che è male e il riscatto in una nuova dimensione di superamento e consapevolezza.

 

Quasi la stessa funzione educativa rivestono le donne che Ulisse incontra: Anticlea , la madre. Etimologicamente Anticlea è “colei che dice la verità”; è per Ulisse strumento di Verità che lo porta ad un a profonda analisi interiore, incoraggiandolo sempre di più a seguire il suo destino di uomo gli dà valide motivazioni per continuare a vivere.

 

Calipso , figlia del titano Atlante. Quando l’eroe greco Ulisse naufrago, raggiunse Ogigia, Calipso si innamorò di lui e lo trattenne presso di sé per sette anni. Benché ella le avesse promesso l’immortalità e l’eterna giovinezza se fosse rimasto con lei, Ulisse non poté vincere il suo desiderio di tornare a casa. Ulisse cresce, grazie a questo amore, e si rende conto sempre di più che la sua identità è legata alla sua necessità di ritornare ai suoi legami in patria.

 

Come dimenticare il coro delle sirene  che rappresentano l’incontro con la perdizione, la tentazione; e Circe che incarna la guida e Penelope l’amore sincero.

 

Figure femminili che agiscono sulla realtà interiore dell’uomo, che possono cambiare in bellezza e bontà il presente e il passato e fornire nuovi elementi per affrontare il futuro. Con lo stesso valore il desiderio del nostro artista, che la bellezza afroditica eserciti il potere di modificare la realtà immanente e noi stessi, si esprime in una razionalità di elementi che compaiono nella scena; quadrati, rettangoli in geometrie  armoniche. L’armonia che è proprietà della bellezza e del bene e per cui questi si identificano.

 

Così il nostro viaggio approda attraverso il razionale al luogo della trascendenza. Più mi immergo nelle opere di quest’artista e più riscopro l’ineffabile filo aureo che lega i grandi artisti e le loro opere. e mi piace pensare che nell’evidenza che la storiografia artistica ci propone Filippo Lippi nel 1455 circa abbia dipinto un quadro oggi conservato agli Uffizi. L’ex frate Carmelitano raffigura la Madonna seduta sulla sinistra del quadro, il sedile senza spalliera le consente di poggiare la schiena su uno stipite di un riquadro che accoglie una porta che appare spalancata. Un angelo in basso sulla destra sorregge Gesù Bambino che proveniente dallo spazio naturale che si vede al di là del riquadro.   Quest’angelo ci guarda e ci sorride mentre un altro angelo posto in quello spazio naturale e innaturale allo steso tempo, sorregge Gesù come lo stesse portando verso di noi. Di questo secondo angelo non vediamo gli occhi ma lo sguardo è serio come non fosse contento che Gesù stia per entrare nel tempo razionale. La Madonna ha lo sguardo assorto, il viso bellissimo, i capelli riccamente decorati, pare abbia il volto di Lucrezia Buti, giovane suora carmelitana che lasciò tonaca e convento per amore di Filippo.  Questa Madonna prega suo figlio e suo Creatore perché noi di là da quella porta possiamo nonostante tutto e tutti godere dello spazio trascendente e paradisiaco che è oltre lei. Nei quadri di Aldo Claudio Medorini la figura femminile è questo varco, una sorta di passaggio, certamente laico, è una porta  per l’uomo che ha a lungo viaggiato e vuole rientrare nello spazio da cui è partito,  nell’alveo che lo ha visto attraversare le età e le varie stagioni della vita vissuta. Il fare arte di Aldo Claudio Medorini è un affacciarsi all’oblò della nave della vita respirare di nuovo l’aria che sa di fragranze  mai dimenticate e capire che finalmente si è giunti a riva prima che si alzi la marea e ci porti per altri mari da naufragare. 

 

Alberto D’Atanasio
Docente M.I.U.R. di Storia dell’Arte ed Estetica dei Linguaggi Visivi Acc.mia Santa Giulia Brescia

"Perché l’isola? Perché è il punto dove io mi isolo, dove sono solo: è un punto separato dal resto del mondo, non perché lo sia in realtà, ma perché nel mio stato d’animo posso separarmene”                                                                                                                                                                        (Giuseppe Ungaretti)

Costantemente alla ricerca della sua Itaca (l’isola natia di Lipari), Aldo Claudio Medorini torna a esporre i suoi capolavori in una mostra intitolata “Sulla scia di Ulisse – Cercando Itaca”, dove a farla da padrone è la tematica della ricerca, che negli anni è stata accompagnata dall’evoluzione artistica del Maestro. In un contesto irrazionale, spesso surreale finanche dechirichiano quando arriva a lambire il mondo metafisico, si inseriscono le sue rappresentazioni ora astratte ora figurative, dove tutto cambia sebbene una costante si ripresenta sempre. Sono i nauti, una trasposizione dell’artista stesso e del suo animo, che si ritrovano come navicelle, battelli, cavalli o uomini alati (i novelli Icaro) a solcare questi ambienti irreali, fatti di luce e di colore, dove l’astratto sembra prendere forma e dare vita a una nuova realtà, quella dell’artista creazionista. Così il Maestro Medorini di opera in opera continua a perseguire il suo viaggio alla ricerca della sua Itaca (Lipari), viaggiando in un mondo sempre diverso e variegato, accompagnato dai suoi “nauti” verso la meta prescelta. E’ la volontà di tessere la propria vita e il proprio destino che porta Ulisse verso casa, verso la patria perduta, verso quella terra che lo porterà finalmente a ultimare il suo peregrinare per il mondo. Ma ecco che nella scena approda una figura femminile, ora azzurra, ora rosa, ora rossa di passione, ora marmorea: è la personificazione del viaggio stesso, o meglio ancora della meta da raggiungere. E’ Elena, l’eterno femminino, una donna da sempre giudicata pura e incolpevole per la sua bellezza: ma è anche metaforicamente la rappresentazione dell’Itaca di Ulisse, trasposizione della Lipari di Medorini. Nulla è lasciato al caso nelle opere del Maestro, anzi tutto è simbolico e metafisico, che trascende la realtà per approdare nel mondo onirico della vita. Per questo i nauti sono importanti, perché segnano la via, tracciano il percorso, conducono il Maestro verso la scoperta di se stesso e della propria interiorità. In fondo l’arte è un viaggio nel mondo della creazione, dove l’essere umano insegue il suo istinto e la sua ragione per dare libero arbitrio al proprio essere esistente.  La freschezza e “ingenuità” primordiale della creazione porta Aldo Claudio Medorini a realizzare numerose opere d’arte, frutto della sua stessa genialità creativa, che non desidera affatto seguire la mera via del mercato ma che vuole approfondire la sua stessa interiorità, inseguendo i suoi desiderata senza badare troppo alla ragione. Ecco la bellezza della sua arte, ecco la ricchezza delle sue pennellate, ecco la possanza del suo genio creativo, ecco l’Itaca del Maestro Aldo Claudio Medorini.
                                                                                                Prof. Marco Grilli, Storico e Critico d’Arte

Nel contesto della mia collettiva internazionale “Linguaggi e comportamenti”, nella sala dei linguaggi, con opere di Licata, Foschi, Luchini, Giorgi e Sazesh, ho voluto la presenza di Aldo Claudio Medorini ed i suoi “codici”,  con delle opere fra l’altro che si interfacciassero, in maniera precisa, anche un po’ nelle cromie, con il lavoro di Licata.
Quindi un momento molto preciso per parlare dei suoi codici, per tracciare la linea dei codici di un nuovo modo di arte originale, nuovo, firmato Medorini.      
                                                                                                       
Prof. Giammarco Puntelli

ll Nautismo narra di storie e viaggi antichi e li illustra con un linguaggio  e una simbologia moderna, attraverso i Nauti, che vengono disposti sulla tela alla ricerca di un senso, rappresentando le particelle razionali del pensiero umano, che associati danno vita a metaforme quali cavalieri, vascelli e navicelle spaziali, che percorrono o navigano nell’emotività di terre, mari, cieli astrali… di spazi metafisici, facendo rivivere la condizione estetica del viaggio, che assume il valore simbolico di se stessi dei meccanismi psichici, dei ricordi, delle emozioni e delle motivazioni dei comportamenti.

 

Il Nautismo quindi incrocia e coniuga due mondi; entrambi hanno una concezione classica del linguaggio poetico-formale-pittorico. Sono mondi che corrono paralleli, estrapolati dalla storia (dalla civiltà greco-latina e quella dei movimenti artistici del secolo scorso). Da una parte il classicismo formale del "bello" platonico finalizzato anche alla conservazione del "bene" (nelle sue molteplici accezioni), e a volte con forte avanzato iperrealismo; dall'altra il "neo-plasticismo" mondriano geometrico ritmato da "aritmetico" andamento nel quale si cela l'enigmatica realtà del codice di Medorini.

Il Nutismo per ciò fa pensare ad un "Bi-Classicimo", un linguaggio personale in cui "Verismo" e "Astrattismo" corrono sullo stesso binario spirituale nel nostro mondo globalizzato.


Con il contributo del Prof. Emidio Di Carlo, menbro comitato scientifico museo di Spilimbergo.

Nelle opere del maestro Aldo Claudio Medorini, l'espressività materica del segno a rilievo, mescolata con le molteplici sfumature cromatiche, conferisce un inedito dinamismo a creazioni sospese tra astrazione e metafisica.
La sua è una pittura densa di emozioni che traducono immagini mnemoniche, a volte oniriche, attraverso una gestualità sapiente e precisa. 
Elegantemente sofisticato l'insieme scenico che si manifesta sia nell'organizzazione dello spazio, che nei giochi di luce.
Paesaggi astratti in cui appaiono a volte forme femminili, simboli del suo personale universo intimistico, che viene rivelato solo a un occhi attento.
Aldo Claudio Medorini, un'artista che sa parlare all'anima dell'osservatore attraverso la magia della forma, del segno e del colore.


Prof. Sandro Serradifalco

LA SOCIALITA’ DI ALDO CLAUDIO MEDORINI DIVENTA IMPETO ARTISTICO.”
"PARIGI, 7 GENNAIO 2015"  LA SUA MOSTRA A GUBBIO DICEMBRE 2017
Un artista provocatorio, che tratta temi sociali, politi e culturali, è sempre un artista che rischia in prima persona il giudizio, oltre che estetico anche personale, in correlazione alla propria visione dei fatti storici. La pittura non è abbastanza per Aldo Claudio Medorini, non è tutto, non corrisponde all’idea che ha della funzione artistica e del ruolo dell’artista nella società attuale. Fondatore di un nuovo movimento culturale ed artistico, il Nautismo, Medorini affronta con personalissima visione i fatti e le vicende storiche, così a Gubbio, nella Chiesa Musealizzata di Santa Maria dei Laici, location non facile per la sua ricchezza Barocca, porta non un mostra personale, ma un analisi dei fatti, che usa al posto del verbo il segno ed il colore. Gli avvenimenti terroristici che hanno sconvolto l’opinione pubblica, con la strage alla redazione di Charlie Hebdo, periodico satirico francese, dallo spiccato e ben noto spirito sarcastico ed irriverente, a Parigi nel gennaio 2015, ci hanno imposto una riflessione sulla libertà di espressione della nostra civiltà occidentale. Chi più di un artista, che non utilizzando il mezzo verbale, si può sentire ancora più travolto da una vicenda che spezza il nostro concetto di normalità, minando proprio la liberà di esprimere un idea. Medorini porta una studiata selezione di opere geometriche, equilibrate ed armoniose nelle gradazioni cromatiche, da donarci, uno sfasato stato di quiete che stride con la narrazione insita della tragedia. Colori puri e campiture nette che giocano in una danza lenta, tra piccoli solidi che ricordano una metropoli urbana, donano un apparente quiete che si infrange sul rosso potente e schizzato di una tela bianca, come bianca è rimasta la carta che raccontava con aspra satira le vicende così arcaiche e così amaramente moderne che Charlie Hebdo in essa ha incarnato.

 

Dott.ssa Elisa Polidori Storico e Critico d’Arte

Dalla Terra al Cosmo

 

Costantemente alla ricerca della sua Itaca (l’isola natia di Lipari),  Aldo Claudio Medorini porta avanti il viaggio dei suoi nauti, una trasposizione dell’artista stesso e del suo animo, che si ritrovano a solcare l’onice, quel marmor alabastrum dei Latini dove a dominare è il contrasto tra la purezza del bianco e la ricchezza delle venature ‘terrose’. Solo una scelta di questa natura poteva spingere il Nostro a realizzare queste ‘lampade d’artista’, create con un materiale pregiato e naturale, non snaturato dall’artista ma accompagnato dai suoi nauti, che come graffiti della preistoria continuano ad esprimersi alla ricerca della propria storia, della propria tradizione, della propria essenza. La freschezza e ‘ingenuità’ primordiale della creazione portano Aldo Claudio Medorini a realizzare numerose opere d’arte, frutto della sua stessa genialità creativa che non desidera affatto seguire la mera via del mercato, ma che vuole approfondire la sua stessa interiorità, inseguendo i suoi desiderata senza badare troppo alla ragione. La bellezza della pietra di certo non necessita di parole, ma solo di calda e fredda ammirazione: a seconda di come la luce bacia la sua superficie, infatti, i nauti si trovano a solcare la durezza della pietra o la morbidezza del cuore, quasi etereo, dove le naturali venature della storia hanno tracciato un percorso tutto da scoprire. Ma ecco che la luce si accende, il cuore prende vita e il freddo onice si scalda dall’interno, regalando uno spettacolo cromatico senza eguali: i nauti osservano, indagano e percorrono il tempo, collegando quegli antichi segni lasciati nelle grotte di Lascaux 40mila anni fa con i segni del nostro contemporaneo. Dalla terra al cosmo il mondo è racchiuso nella sua globalità, segnando quasi quella ciclicità che porta il tempo ad appiattirsi e a incontrarsi ieri, oggi e domani. Aldo Claudio Medorini non si accontenta; continua a indagare le pietre naturali con i suoi nauti, cerca di carpirne l’essenza emozionale e astrale che li ha prodotti, per poi catapultarsi nel cosmo.  Così il Nostro, di opera in opera, continua a perseguire il suo viaggio alla ricerca della sua meta, forse quella Itaca tanto amata nel tempo (che è la sua Lipari), viaggiando in un mondo sempre diverso e variegato, dove solo i nauti sanno guidarlo coscientemente verso la meta prescelta.  E’ la volontà di tessere la propria vita e il proprio destino che porta Medorini verso la ‘patria perduta’, verso quella terra che lo porterà finalmente a ultimare il suo peregrinare per il mondo, conscio di aver raggiunto la sua patria avendolo indagato appieno dalla Terra al Cosmo.           Prof. Marco Grilli, storico e critico d’arte

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